Il leone africano

Titolo italiano: Il leone africano
Titolo originale: The African Lion

Codice: Cod. 4103
Durata: 72 minuti
Edizione: Gennaio 1986
Distribuzione: Walt Disney Home Video
Tipologia: Noleggio
Box: Bianco grande in plastica morbida
Messaggio antipirateria: Macchina da scrivere – Noleggio
Intro: Spaceship
Promo iniziali: Assenti.
Promo finali: Le pietre preziose Mondadori; Periodici a fumetti Disney Mondadori.
Contenuto: La videocassetta contiene il film cinematografico del 1955 The African Lion, uscito nelle sale italiane nel febbraio del 1957 con il titolo Il leone africano e l’abbinamento del documentario Sardegna (Sardinia) della serie Genti e paesi. Nel nastro è presente il doppiaggio italiano d’epoca, ma non i cartelli italiani.

Segni particolari: Dopo l’uscita di Artico selvaggio nell’ottobre del 1985 e di Prateria che scompare nel successivo novembre, questa sorta di “collana” di docu-fiction disneyane si prende una pausa a dicembre (mese in cui verrà lanciata sul mercato una videocassetta in qualche modo attinente al tema della natura, Le avventure di caccia del Prof. De Paperis) per poi ripartire a gennaio del 1986 con un altro lungometraggio cinematografico risalente agli anni ’50, al tempo distribuito nelle nostre sale dalla Dear Film con allegato un episodio della serie documentaristica Genti e paesi (negli States viene invece abbinato a Pierino e il lupo), decisamente sfruttata per tali abbinamenti a partire dal 1955 e per tutto il corso degli anni ’60. Il cortometraggio della suddetta serie riguarda in particolar modo il nostro paese, in quanto incentrato sulla Sardegna, mentre il lungometraggio di cui stiamo parlando si intitola Il leone africano.

Il film, che al Festival internazionale del cinema di Berlino del ’56 vincerà un Orso d’argento, si apre con il cartello della distribuzione Buena Vista e i consueti titoli della serie True-Life Adventures, purtroppo lasciati in lingua originale, con in coda un ulteriore cartello che spiega la genesi del lungometraggio; The African Lion è il frutto del lavoro dello statunitense Alfred Milotte e della moglie Emma, girato in quasi tre anni tra il Kenya, l’Uganda e la Tanzania. Il cartello ci tiene a precisare l’assoluta estraneità dei tecnici rispetto alla quotidianità della fauna: tutto è stato girato senza la minima interferenza, mostrando semplicemente le azioni spontanee degli animali (non sappiamo se crederci o meno, viste le vicende riguardanti Artico selvaggio, n.d.r.). Come apprendiamo dai crediti iniziali, la regia e la produzione sono affidate ancora una volta a James Algar e a Ben Sharpsteen. Partecipa alla scrittura anche un altro habitué, ovvero Winston Hibler, che come di consueto si occupa anche della narrazione, sostituito egregiamente in italiano dal nostro Emilio Cigoli.

Come ormai sappiamo, i lungometraggi della serie La natura e le sue meraviglie si aprono con un pennello animato che dipinge il contesto geografico dove si svolge l’osservazione. Siamo in Africa, chiamato il “continente nero” e rappresentato metaforicamente proprio di quel colore, prima di essere dipinto con le catene montuose, le pianure e le paludi che lo contraddistingue. Ci spostiamo dunque sul campo, per la precisione ai piedi dell’immenso Kilimangiaro in Tanzania, facendo immediatamente la conoscenza del protagonista della docu-fiction, il possente leone, e della sua numerosa famiglia. Nonostante il titolo dedicato al felino, la pellicola non si concentra esclusivamente su di esso, ma pone la lente anche su molti altri componenti della fauna locale: dall’ippopotamo al rinoceronte, dalle antilopi agli gnu (chiamati curiosamente “i” gnu), dagli sciacalli agli avvoltoi (i “becchini della natura”) fino al velocissimo ghepardo.

La fotografia del film è come sempre superba, mostrandoci delle meravigliose panoramiche del luogo soprattutto nel corso della bufera finale, ma a nostro avviso stavolta lo svolgimento è un po’ lento, non essendoci una vera e propria trama o una parte più memorabile di altre. Interminabili alcune sequenze, come ad esempio quella dell’entrata in scena del ghepardo, che cammina elegantemente sull’erba per più di un minuto e mezzo (!), mentre Cigoli lo descrive in maniera alquanto meticolosa.
Per un errore di missaggio, nella scena in cui la leonessa porta a spasso uno dei suoi cuccioli, udiamo il bel commento musicale di Paul Smith, qualitativamente inattaccabile…ma nella sua incalzante parte finale, che sentiremo nuovamente sul cartello conclusivo alla fine del film, col risultato che la pacifica camminata della leonessa e del suo piccolo assume quasi le sembianze di una marcia trionfale. Nella riedizione uscita nel 1989 e su Disney+, dove il lungometraggio è presente nella sua interezza, l’errore è stato corretto e la colonna ripristinata.

Nel bel mezzo dell’analisi non si disdegna di lasciare un minimo spazio a divertenti siparietti commentati con ironia dal narratore, come gli innumerevoli sbadigli della famiglia dei leoni e la prepotenza della leonessa nei confronti dell’inerme consorte, i giochi del “signorino” elefante o l’uccellino della famiglia delle gallinelle d’acqua che si occupa della toelettatura del pigro ippopotamo, quasi fosse un esperto estetista. Ma un documentario che si rispetti (anche se qui preferiamo parlare di docu-fiction) deve mostrare la vita reale in tutte le sue sfaccettature: ecco quindi  le fasi di caccia del leopardo, della leonessa e del ghepardo, condite da cruente scene in cui i predatori si portano via fieri la propria parte di pasto, quando una zampa quando la testa del cadavere della preda, mentre un asciutto Cigoli commenta “vita e morte, un ciclo che si ripete ininterrottamente, e questa è la legge della natura: alcuni vivranno per il domani, altri moriranno oggi”. Toccante anche la scena del rinoceronte caduto in una “trappola di fango”, lasciato perire in solitudine sotto gli occhi degli scimpanzé e degli elefanti, quasi spaventati dall’agonia del condannato a morte.

Ancora una volta ci fa piacere integrare la scheda con alcune immagini tratte dal terzo volume della collezione di cartonati La natura e le sue meraviglie, prodotta da Marc Barraud con la collaborazione di Louis Ollivier su testo originale di Jean D’Esme. La versione italiana, edita dal Centro Internazionale del Libro di Firenze, è stata stampata nel 1956 e affianca il testo tradotto da Vieri Nannetti alle bellissime fotografie di Alfred e Emma Milotte, nominati e ringraziati nelle primissime pagine.
Il libro non segue affatto lo svolgimento della pellicola, ma racconta una giornata tipica di una coppia di leoni del Kenya, chiamati El Dud e Rahna, intenti a procurarsi il cibo e a predersi cura dei loro cuccioli. La narrazione, che non risparmia particolari crudi sulla caccia dei due felini, si sofferma sulle caratteristiche di ogni animale che la coppia incontra durante il passare del giorno, anche se l’aspetto divulgativo è dettato più che altro dalle minuscole didascalie poste al di sotto delle foto scattate dai coniugi Milotte, incollate sulle pagine del volume con un criterio difficilmente comprensibile, visto che spesso non si relazionano correttamente con il narrato impresso a fianco: la foto del ghepardo appare mentre viene descritta la giraffa, ma a sorprendere maggiormente è una poetica immagine della leonessa stesa al sole con i suoi cuccioli, affiancata alla minuziosa descrizione dell’abbattimento di un bufalo da parte della stessa felina.

Edizione italiana:

  • IL LEONE AFRICANO (The African Lion; 1955)
    Voce narrante: Emilio Cigoli

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