Speciale: Le avventure Disney del Prof. Becattini

Firenze, 29 aprile 2019.
Questi gli estremi di luogo e data prefissati per il nostro incontro col Prof. Alberto Becattini, realizzato con l’indispensabile aiuto della nostra “manager” Cristina Moretti che ringraziamo infinitamente fin da subito!

Alberto Becattini, esperto Disney a 360° e specializzato in particolar modo nel settore dei Fumetti, nonché autore di diversi saggi, libri e articoli sul tema, ci ha aperto le porte della sua casa e del suo archivio collezionistico permettendoci così di realizzare una seconda intervista firmata VHSWD dopo quella di marzo 2017 a Luca Branchetti.
Con “Il Prof.” abbiamo parlato molto, moltissimo e con estremo piacere abbiamo intavolato una bellissima discussione e scambio di punti di vista e conoscenze sul mondo Disney! I punti salienti di questo piacevole incontro li trovate trascritti sotto e, poiché si tratta di un bel malloppo di parole (ne abbiamo oltretutto dovuto eliminare diverse per motivi di spazio) vi lasciamo senza ulteriori indugi alla scoperta della nostra chiacchierata, con tanto di foto di alcuni dei fantastici “cimeli” del Prof.
Buona lettura!

  • Dove e quando nasce il suo rapporto con Disney?

È dura! Nasce da bambino perché mio padre era anche lui un appassionato Disney, certo non come me che sono “malato”, ma è stato lui a comprarmi i primi “Topolini” e poi a farmi l’abbonamento. Da allora in poi sono sempre rimasto fedele nei secoli e dalla lettura sono passato allo studio perché a me interessavano, già fin da piccino in realtà, i vari stili di disegno. Mi incuriosiva capire chi fosse un disegnatore piuttosto che un altro e così ho incominciato a capire, con i vari studiosi specialmente americani, non solo chi fosse Barks piuttosto che Gottfredson ma anche tanti disegnatori “minori”, se così li vogliamo ingiustamente chiamare. Da lì pian piano negli anni nacque il Disney Index, una delle prime categorizzazioni riguardanti il fumetto. Io mi occupo anche di animazione, ma di rinterzo rispetto ai fumetti. In generale detesto il fumetto umoristico (nonostante abbia letto Linus per anni!), tuttavia amo follemente il fumetto che deriva dall’animazione: da Bugs Bunny (che adoro) a Picchiarello tutto ciò che deriva dall’animazione mi piace…

  • Qual è il suo primo nitido ricordo legato ad un fumetto Disney e quale, invece, quello legato ad un film o cartone animato della Disney?

Mio nonno aveva un ristorante in centro a Firenze. Il sabato per me era meraviglioso perché io uscivo da scuola e poi andavo al ristorante a mangiare per rimanervi tutto il pomeriggio. Mia nonna speso mi portava ad un cinema che oggi non esiste più e si chiamava A.B. Cinema dei ragazzi, situato in uno dei palazzi più belli di Firenze di proprietà del Marchese Pucci. Quel cinema come altri faceva spessissimo compilation di cartoni animati, i cosiddetti zibaldoni, non solo Disney, che io mi sono visto spessissimo. C’era di tutto e di più, alle volte addirittura materiale di vari Studi assemblato insieme con un titolo fantasioso! Pure i lungometraggi Disney erano un rituale, specie a Natale quando usciva il nuovo Classico animato e si andava a vedere (rigorosamente un anno dopo rispetto all’America) al meraviglioso Cinema Arlecchino che, nuovamente, purtroppo oggi non è più esistente.

  • Come spiega il grande successo che, negli anni ha avuto e che continua ancora ad avere, anche se in forme diverse, il fumetto Disney nel nostro Paese? Un successo addirittura superiore di quanto non abbia l’America, che quei personaggi li ha oltretutto inventati!

In America c’è stato un periodo in cui Walt Disney’s Comics vendeva più di tre milioni di copie, e non era poco, anche perché bisogna considerare il termine di paragone geografico: l’America è sconfinata! Qui abbiamo raggiunto un milione di copie solo nei primi anni ’80. Che poi la Disney abbia successo ancor oggi ho qualche dubbio, francamente. Ma non è colpa del fumetto Disney, è un fatto globale di disamoramento rispetto al cartaceo e rispetto al fumetto come medium. È chiaro che in Italia il successo è stato favorito da una politica editoriale da parte di Mondadori molto capillare perché ha fatto varie testate assolutamente accattivanti, a parte il settimanale. Erano delle pubblicazioni che avevano un’estetica che altre pubblicazioni non avevano e che poi tante altre testate hanno copiato nel formato del tascabile che si rivelò vincente: Cucciolo, Tiramolla, Soldino, Volpetto… è uscito di tutto, ma Mondadori fu il primo! Disney da noi comincia ad essere veramente popolare grazie a Mondadori perché prima Nerbini non aveva fatto un ottimo lavoro ed aveva oltretutto un approccio più “artigianale”, poi non adorava particolarmente Disney tant’è vero che nel ’35 vendette la licenza Disney a Mondadori e ne ricavò un bell’introito. Sempre Mondadori aveva molto a cuore gli abbonati, ai quali regalava dei bei volumi ed io ricordo che mi abbonai a Topolino nel 1966 proprio per avere in regalo il volume Le nostre prime leggendarie imprese, che altrimenti non avrei potuto ottenere, e la cosa continuò poi negli anni! L’editoria Disney aveva un traino notevole (che le altre editrici non avevano), dettato non solo dal cinema ma anche dalla Tv; c’era, tra gli altri programmi, Disneyland in onda sulla Rai; ricordo bene di averlo visto, da piccolo, in bianco e nero!
Poi Topolino era veramente transgenerazionale e la fascia di lettori era davvero molto ampia, cosa che non è più da anni. Nonostante in questo Paese l’analfabetismo fosse ancora diffuso (sulla Rai c’era il Maestro Manzi a dare lezioni di italiano agli italiani!) si leggeva davvero molto e tanti ancor oggi ricordano di aver imparato a leggere proprio da Topolino. Io stesso ho imparato l’inglese soprattutto dai fumetti in lingua originale, quindi aveva indubbiamente anche un fine quasi didattico. Non quello degli anni ’30 con le didascalie in rima senza balloon ed i branetti educativi interni, ma era educativo in sé: leggevi Barks, Gottfredson o Scarpa ed imparavi la mitologia quando leggevi del Vello d’oro, delle miniere di Re Salomone, i Colossi del Nilo (che poi Scarpa ha unificato per comodità!) e tantissime altre cose….

  • Lei è un linguista e traduttore, nonché professore d’inglese. Come si pone pertanto dinanzi alla trasposizione dell’opera disneyana in un altro paese? Sia per quel che riguarda il cinema.
    L’Italia ha una scuola meravigliosa di doppiaggio ed ha avuto in Disney quello che è stato riconosciuto come il miglior adattatore italiano di tutti i tempi, ossia Roberto de Leonardis. De Leonardis formava con Arnoldo Mondadori il braccio destro e quello sinistro dello Zio Walt nel nostro Paese.

Io sono principalmente un collezionista di fumetti in inglese, perché la passione per questa lingua l’ho sempre avuta, ancor prima di insegnarla. Io ho deciso che l’inglese sarebbe stato uno degli assi portanti della mia esistenza quando ho acquistato il primo albo in lingua originale Brave and the Bold n° 68 con Batman e Metamorpho, che conservo ancora, nel novembre del 1966 all’edicola che a tutt’oggi frequento e che sotto i portici a Firenze continua miracolosamente ad esistere.
La lingua originale per me rimane dunque importante, sia nei fumetti, sia nel doppiaggio, per quanto come avete detto i nostri doppiatori siano probabilmente tra i migliori al mondo. Io adoro Cigoli, Rinaldi, De Angelis, la Lattanzi, sono praticamente cresciuto con quelle voci! Poi però, scoprendo le voci originali (a volte rimanendone un po’ deluso, perché per esempio Marlon Brando è per me decisamente meglio se parla con la voce del nostro Peppino Rinaldi e non con la sua tutta alta e nasale!) ho potuto apprezzarli nuovamente e devo dire che vale la pena sempre vederli in originale. Anche perché molte gag o situazioni sono difficilmente traducibili e trasponibili in un’altra cultura, anche se con Disney grazie a Roberto de Leonardis come avete detto siamo stati molto fortunati. Questo problema ovviamente insorge anche nei fumetti; io stesso, quando ho tradotto storie, molte volte ho davvero dovuto fare i salti mortali per riuscire a tradurre senza tradire. Il mio discorso vale ovviamente per tutte le lingue indipendentemente dall’inglese: qualsiasi opera andrebbe vista o letta anche nella lingua in cui è stata concepita anche se capisco che sia faticoso (una volta ho visto un film russo con i sottotitoli in francese e non ne potevo davvero più, anche perché il sottotitolo distrae!).

  • Il nostro Andrea Briganti, collaboratore per la nostra fortunata rubrica del TopoVideoClub, è molto curioso di sapere qual è la politica sui fumetti di autori italiani che non sono mai stati editati in patria. Ne sono un esempio alcuni titoli di Cavazzano quali A Beautiful Likeness; À la santé du gouverneur; Un trésor dans les étoiles o di Marco Rota: The Haunted Houses; Brave New World; Horrorscopes…; ma anche qualche lavoro di Asteriti, Gatto ed altri.
    Cosa vieta queste pubblicazioni? È una questione economica, di reperibilità degli impianti originali o magari della difficile collocazione in testate italiane adeguate?

Ci sono diversi fattori. Per quanto riguarda Giorgio Cavazzano si riferisce a lavori che lui ha fatto per la Francia ed il problema è uno: il formato. Le storie erano pubblicate in un formato ben più grande di quello del nostri periodici, era proprio un tabloid e non si prestava ad essere ridotto così tanto. Tra le altre cose si è provato a metterne un paio in una delle ultime versioni del Mega Almanacco, quando si chiamava solo Mega, perché aveva un formato che poteva più o meno consentirne la pubblicazione, però la testata (che era curata da me e da Luca Boschi) ha avuto una vita brevissima e siamo riusciti a pubblicarne poche di inedite in Italia, non solo di Cavazzano ma anche di Claude Marin che da noi è praticamente sconosciuto e che a mio avviso è un grandissimo disegnatore. Il problema quindi è specialmente d’impaginazione.
Per gli altri posso dire che su Marco Rota siamo forse davanti ad un problema di scambi tra Disney prima e Panini dopo con Egmont. Marco lavora per Egmont da trent’anni e finché c’è stato un interscambio tra le varie case editrici qualcosa si riusciva anche a vedere, ora purtroppo non sono più interessati ad “importare” Marco (non è paradossale che lo dobbiamo “importare”, essendo italiano?) e in generale ad acquistare. Anche Massimo Fecchi per esempio ha sempre lavorato per Egmont e mai per gli editori Disney italiani ma, fortunatamente, di rinterzo qualcosa arriva anche in Italia. Marco Rota quindi, avendo fatto poche storie per il tascabile danese ed essendo la maggior parte delle sue storie Egmont a quattro strisce, non lo vediamo in Italia perché non le acquistano proprio per via del formato.

Su Luciano Gatto penso si possa dire lo stesso, cioè è sempre un problema di layout e formato. Poi ammetto, ci sono molti misteri sotto. Tra le varie case editrici a livello di interscambi oltretutto non c’è mai stato un bellissimo rapporto nonostante ci siano diversi italiani che hanno lavorato per loro: Cavazzano già citato, ma anche Petrossi e tanti altri. Ricordo che quando si pubblicavano le storie di Egmont su Zio Paperone c’era un rapporto di interscambi tra licenziatari: Disney dava a Egmont cose sue e viceversa.
Il caro Sergio Asteriti so che ha fatto prevalentemente illustrazioni per l’Inghilterra, lui d’altra parte è un pittore, non ricordo di sue storie straniere. Gatto invece, anche lui oggi non più giovanissimo al pari di Asteriti, so che ha diversa roba inedita francese ma il problema da noi è quello già detto.
Poi c’è in Italia un tale archivio di roba che sicuramente prima o dopo qualcosa si vedrà. Il primato penso che lo detenga Fabio Michelini… gli hanno pubblicato una storia dopo 12 anni che l’aveva realizzata! Ogni tanto oggi passa una storia di Gatto su Topolino, ma come minimo si tratta di lavori che ha fatto otto anni fa. Anche per Egmont ci sono degli enormi scarti tra la data di consegna e quella di pubblicazione e gli archivi iniziano ad essere veramente saturi.

  • Prima di cambiare argomento: ha qualche curiosità o aneddoto particolare, legato al mondo dei fumetti Disney, che vorrebbe condividere con noi?

Parlando di Elisa Penna, non posso non raccontarvi la storia della sua eredità, la conoscete? Ve la racconto, così come a me venne raccontata a sua volta dal buon povero Franco Fossati. Partiamo col dire che la Penna era un’animalista convinta e faceva cancellare al grafico tutte le armi dalle storie, per cui spesso vedi personaggi che non brandiscono nulla quando in mano dovrebbero avere quantomeno una pistola! Il culmine lo raggiunse con una storia di Barks che si chiama L’arrosto stratosferico di Natale in cui la fusoliera di un razzo infila il classico tacchino arrosto americano e se lo porta nello spazio. La Penna, pensando che dei paperi non potessero mangiare i propri cugini, ha fatto in questo caso togliere il tacchino! E in tutte le storie di Elisa son stati fatti togliere i riferimenti alla caccia, alla pesca e a qualsiasi altra attività che implicasse la morte di un animale… non sto scherzando eh!  Detto questo… Un giorno Franco Fossati mi chiama e mi dice “È morta la Penna. Sai, ha lasciato tutto a Bobo Penna”. Io pensavo fosse il figlio, ma non s’era sposata e non aveva mai avuto figli, quindi gli chiesi chi fosse e Franco mi disse che si trattava… del suo cane! Questo per dire che quella del fumetto è gente bizzarra… me compreso, ovviamente.

C’è una storia molto divertente legata a Sergio Asteriti, abituale disegnatore di Topolino per almeno 190 storie col topo. Un giorno ne disegnò una, l’ennesima, con Topolino e Pippo ma alla dodicesima tavola si accorse che Pippo non era nella sceneggiatura! Lo aveva disegnato per forza d’abitudine e andò avanti per 10-12 tavole! Dopodiché l’editor, che era ancora Franco Fossati, gli segnalò la cosa e si misero a cancellare tutti i Pippi”; divertentissimo… Voglio un gran bene a Sergio, un uomo d’una grande bontà che però artisticamente non è mai stato apprezzato troppo in Italia, con mio dispiacere. Sergio è del 1930, mentre Giulio Chierchini è del 1928 ed è a oggi il disegnatore Disney più anziano in Italia. Anche Marco Rota comincia ad avere un’età importante, è del 1942, ma gioca ancora a tennis e fino a qualche tempo fa lo faceva con il buon Gaudenzio Capelli, pure lui già bello anziano perché è del 1929, cosicché ha 90 anni tondi… Molti, purtroppo, ci hanno lasciato; è rimasto il buon Luciano Gatto [*] e a tal proposito auguro a tutti ancora 9 vite come i gatti anglosassoni, e non 7 come i nostri!

[*] Il 14 maggio 2019 Luciano Gatto ha personalmente annunciato su Facebook di essere stato ufficialmente estromesso dalla collaborazione con la redazione di “Topolino” a causa dei tagli economici che hanno colpito la testata e i suoi collaboratori, con in aggiunta la motivazione che il suo tratto di disegno non è più adeguato alla nuova linea editoriale del settimanale.

  • Noi parliamo prevalentemente di videocassette, quindi ci piacerebbe sapere che cosa pensa del mercato dell’home video che, tra le altre cose, è praticamente già stato spazzato via da servizi in streaming sempre più ricchi; ed ovviamente anche Disney non ha perso l’occasione per lanciare la sua “Disney+”.

Bah, mi ci sono abituato. Ovviamente preferisco sempre andare al cinema, e questo non cambierà mai. È chiaro poi che, essendo nato il mercato dell’home-video, quello che mi piaceva me lo compravo. Oppure ho ricomprato i Classici, penso per esempio alle famose “latte” dei Disney Treasures… ve li ricordate? Anche se in Italia purtroppo ne sono usciti molti meno. Mi spiace che molti siano inediti, come Reason and Emotion, Education for Death piuttosto che il materiale bellico o di propaganda come A Feather in His Collar oppure  The Winged Scourge. Tra l’altro, a proposito di quel corto, conoscete Andrea Sani? Ebbene lui ha scritto un’analisi tra Topolino e i grilli atomici e quel cortometraggio con i Nani perché ci sono in effetti delle cose molto simili. I nani ingrandiscono inavvertitamente a dismisura i grilli che rischiano di distruggere quella che all’epoca ancora non si chiamava Topolinia ma Topolinopoli; interviene poi Pippo che viene a sua volta ingrandito e va tra i grattacieli (geniale Guido Martina) a pescare i grilli! Una storia bellissima, basta in parte su quel cortometraggio che evidentemente Martina aveva visto.

  • Le videocassette o addirittura le vecchie pellicole Super8 sono talvolta l’unico modo per recuperare corti, special televisivi o anche solo doppiaggi ormai “dimenticati” dalla Disney: c’è un prodotto che le piacerebbe venisse riproposto ufficialmente per l’home video in Italia?

Ho avuto diversi filmini in Super8, ancora li conservo, anche se purtroppo non ho più il proiettore. Avevo quello del mio Babbo, un Eumig che purtroppo s’è guastato e quindi oggi non posso più vedere le pellicole che però conservo caramente. Il mio Babbo era fissato, faceva proprio i film casalinghi ed io spesso dovevo fare l’attore, il che non mi creava particolare piacere, però ne ho dei bei ricordi…
Comunque, venendo alla domanda, poiché su I racconti dello Zio Tom non ci spererei molto per quanto mi piacerebbe, direi in generale gli Special come Che strazio nascere uccelli di Ward Kimball o quelli di cui abbiamo parlato prima raccolti nel volume DVD “On The Front Lines”. C’è uno special che non mi è mai riuscito di vedere, si chiama The Orange Bird (il titolo corretto è Foods and Fun: A Nutrition Adventure, n.d.r.). Era un corto promozionale se mi ricordo bene, un cortometraggio Disney con una specie di mascotte. Non è niente di che, c’era questo piccolo uccello arancione con un tucano ed altri amici ma era simpatico e non mi è mai riuscito di vederlo in Italia. Anche i corti di Jiminy Cricket sono meravigliosi e mi piacerebbe vederli ben distribuiti…

  • C’è una videocassetta Disney alla quale è affezionato in modo particolare o verso la quale ha un ricordo personale?

Videocassette ne ho avute e ne ho tuttora diverse, anche se non le tengo qui; in generale avrete notato che a me non piace buttar via le cose! Sono molto affezionato a The Reluctant Dragon della collana dei Miniclassici in versione inglese appunto ed una, che però non è originale, con il vecchio doppiaggio di Biancaneve e i sette nani. Tra l’altro trovo interessantissimo il primo doppiaggio del film, con Tina Lattanzi come voce della Regina! Che donna la Lattanzi… Certo c’aveva il suo bel birignao e parlava se vogliamo all’antica, però per me è tanta roba! Tra le altre cose me la ricordo quando andava ospite al Maurizio Costanzo Show e raccontava le sue storie di vita, incredibile donna che oltretutto aveva il vizio del gioco d’azzardo; doveva essere anche una donna molto bella da giovane perché ha conservato sempre un grande fascino. Ecco, Grimilde fatta da Tina Lattanzi per me… indescrivibile!

  • Noi ci dedichiamo prevalentemente all’animazione e, quindi, le volevamo chiedere che cosa ne pensa della deriva che stanno prendendo Disney e Pixar su questo tipo di intrattenimento (la Disney non solo a livello cinematografico ma anche su quello televisivo, con serie quali il reboot di “Ducktales” per esempio).

Io in generale questa politica non la capisco, anche nel cinema. Perché rifare Mary Poppins? Anche Tim Burton che ha firmato Alice in Wonderland  o, più recentemente, Dumbo – che io adoro (adoravo…) – mi “perplime” molto… perché? C’è qualcosa che non va.
Io non so, perché non ho il polso della situazione, se i bambini oggi continuino a vedere i Classici animati e se li apprezzino come li ho apprezzati io o comunque come li avete apprezzati voi. Però non sono sicuro che facendone una versione CGI migliorino le cose. Oggettivamente è proprio cambiata la politica, perché mi ricordo che circa ogni sette anni i classici venivano riproposti al cinema (sia in Italia, sia in America e negli altri Paesi) per poi gradualmente spostare l’attenzione sulla Tv e sull’home-video; oggi però quell’attenzione non la vedo più.

In generale io non riesco più ad apprezzare molto gli ultimi lavori della Disney, per me una delle ultime cose veramente degne di lode è I tre moschettieri del 2004; per certi versi mi ritrovo a preferire i lavori della Pixar sebbene pure di quelli alcuni mi scoccino un po’. Ho amato Ratatouille, con Up ho pianto tanto e volentieri, Gli Incredibili ed anche Inside Out (per quanto l’idea non sia nuova, se pensate a Reason and Emotion che si citava prima). Gli altri non lo so e sebbene continui ad acquistare per collezionismo le versioni a fumetti, insomma, anche no. Rapunzel l’ho detestato, ma forse per un fatto più generazionale ed estetico perché io ho bisogno della rotondità. Detto che fu uno shock nel ’59 La bella addormentata nel bosco con tutti i meravigliosi lavori di Eyvind Earle lì si era dinanzi ad un design rivoluzionario e mai visto in un film Disney che se lì per lì poteva stranire era compensato dal pathos e dal contenuto, più che dalla sola forma. Oggi ci può anche essere una bellissima CGI ma il contenuto è povero, o forse sono semplicemente io che invecchio e ho semplicemente perso il sense of wonder, per cui non mi piacciono nemmeno più i film dei supereroi. Tranne Batman che, vabbè, non è un supereroe e continua a piacermi sempre. Il mio forse è più che altro un problema grafico per cui, per me, Pinocchio rimane il lungometraggio animato tecnicamente più perfetto e l’ultimo che mi è piaciuto veramente della Disney è stato La bella e la bestia. Nei successivi c’è sempre qualcosa che non mi torna, mal tollero anche la giapponesizzazione dei tratti del volto, ma mi rendo conto come già detto che sia anche un problema generazionale e perciò mi tengo stretti i miei amati Classici (Peter Pan, Fantasia, Biancaneve, La carica dei cento e uno, Basil l’investigatopo…).
Secondo me c’è una crisi di creatività specialmente a livello di sceneggiatori, come c’è nel fumetto. Oggi abbiamo dei grandissimi disegnatori ma dei mediocri sceneggiatori per cui non si capisce dove le storie vogliano andare a parare. Se prima c’erano dei grandi sceneggiatori oggi c’è solo il remake del remake del remakebasta!

Permettetemi poi di dire che la Disney di oggi ha un grosso problema: non fa più film per adulti, senza fraintendimenti. Idem i fumetti Disney. Gottfredson e Barks li possono leggere i ragazzini di 10 anni in età scolare ed i vecchietti come me, ma entrambi con sfumature diverse lo apprezzeranno! Non posso purtroppo dire che valga lo stesso per quello che si fa oggi. Se leggo una storia in un Topolino di oggi son sicuro che non mi ridarà le stesse emozioni di una storia con Topolino e Eta Beta degli anni ’50 perché, semplicemente, c’era un piglio più adulto. Così i film erano film per tutti, se non alcuni veramente molto adulti, e non semplici contenitori d’intrattenimento per l’infanzia.

  • Oltre a Topolino, qual è il suo personaggio favorito della banda Disney?

Ragazzi, questa è durissima! Dunque… io mi riconosco molto in Pippo. Mi piace anche perché è completamente pazzo, ma è una pazzia alle volte geniale, un po’ come Stan Laurel. Con la grossa differenza che se Stan Laurel è il comico mentre Oliver Hardy è la spalla, Pippo (mi duole dirlo) è semplicemente spalla. Poi… Macchia Nera mi piace tantissimo! Come cattivo, quello vero di Gottfredson intendo, penso sia uno dei più carismatici.

È tutto anche per questo Speciale, un sentito ringraziamento al Prof. Alberto Becattini per averci accolto nella sua dimora, per la piacevolissima chiacchierata e per il tempo dedicatoci.
Alla prossima intervista, amanti del nastrino!

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