Speciale: Nella bottega di Geppetto – a casa di Lino Cappellini

Cari amici ed amanti del nastrino,
nel corso della prima stagione abbiamo intervistato Luca Branchetti di Transvideo (una delle prime videoteche in Italia), nella seconda siamo stati ospiti dell’autorevole Prof. Alberto Becattini e vogliamo continuare il nostro percorso con uno di quelli che è sicuramente tra i più importanti collezionisti Disney del nostro paese: Lino Cappellini.
Il buon Lino, che ci inorgoglisce avere come amico personale di lunga data, ha deciso di aprirci le porte di casa sua per una giornata di chiacchiere realizzata il 30 dicembre 2019. Nella sua casa tra i monti ci ha accolto in quella che veramente sembra la bottega di Geppetto, dentro la quale trova posto la sua enorme collezione di memorabilia Disney (di cui parleremo nel corso dell’intervista sottostante) e dove, tra un orologio a cucù e l’altro (per questo il richiamo alla bottega di Geppetto è immediato!) abbiamo scambiato una chiacchiera amicale ricca di emozioni e belle sensazioni, il tutto circondati dai meravigliosi addobbi natalizi che – visto il periodo festoso – rendevano il tutto ancor più magico e disneyano!

  • Caro Lino, sappi che ci inorgoglisce averti presente nel nostro archivio degli “Speciali di VHSWD“, oltre che come amico personale di lunga data. Oggettivamente sei uno dei punti di riferimento collezionistico (ma non solo) per gli appassionati Disney in Italia. Ti va di parlarci un po’ di te? 

Intanto vi ringrazio della considerazione che avete nei miei confronti, in parte immeritata. Dopotutto sono solo un collezionista 50enne che puntualmente piange quando muore Pinocchio!
Adesso ho due mesi per preparare un discorso che è stato pensato per trasportare un certo numero di spettatori nel sentimento della situazione. Sono persone che trascorreranno 2-3 giorni a Disneyland Paris e che sono state invitate a partecipare al mattino, per un paio d’ore, a due incontri nell’ambito dell’evento “Se puoi sognarlo, puoi farlo!” dedicato ai fan italiani del Parco nelle giornate dall’1 al 4 marzo 2020. In queste situazioni, mentre parlo di Walt Disney, io tendo ad emozionarmi ed è per questo forse che mi hanno chiamato: devono aver visto a Piombino (all’evento Disney al Castello ’19, ndr.) che ho dentro qualcosa che preme per uscire e gridare al mondo il perché di questa mia passione. A Piombino fui bravo ad arginare l’emozione col discorso sull’architettura perché, anche se spesso lo dimentico, mi sono laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1994, ho superato subito l’esame di Stato e mi sono iscritto all’Albo: quindi sono architetto a tutti gli effetti! Non ho mai esercitato ma, chiaramente, il discorso sui Parchi Disney si identifica in un progetto importante di architettura: ci sono fior fior di tesi di laurea depositate sull’argomento, anzi la discussione sul tema è talmente ambìta che ha infine annoiato e all’epoca del mio esame di laurea era addirittura vietato proporla! Io sono molto contento che i professori non ne potessero più, perché vuol dire che grandissimo è il fascino esercitato da questo tipo di esperienza immaginata e creata da Walt Disney, un’avventura che s’è poi sviluppata e raffinata in diverse sperimentazioni avveniristiche e adesso molto attuali, come il risparmio energetico, il riciclo dell’acqua o l’impiego di sostanze biodegradabili.

A me è stato chiesto di condurre l’introduzione all’evento perché devo proiettare i visitatori nella visione di quest’uomo immenso e curioso che ha delegato il compito di risolvere i suoi enigmi e le sue curiosità a centinaia di persone capaci e di assoluto valore e professionalità. Il Parco è il risultato di tutto ciò e quindi, quando dopo il mio intervento le persone ci metteranno i piedi, metro dopo metro, vorrei che fossero consapevoli dell’intento preciso di Walt di accompagnarle attraverso un viaggio straordinario tra le sicurezze del passato, la concretezza del presente e le promesse del futuro. Tutti gli ambiti immaginabili e non in cui l’universo Disney si è espresso per quasi un secolo sono presenti all’interno del Parco.
Nella cerchia degli esperti io non avevo assolutamente pensato di finirci perché impallidisco davanti a persone come Nunziante Valoroso, che ha studiato queste cose per tutta la vita e quando apre bocca ti trascina in mondi di cui non avevi neanche immaginato l’esistenza. Quello io non sono in grado di farlo…però ognuno metterà la parte migliore di sé nell’evento e dal contributo di tutti uscirà sicuramente una buona cosa.

  • Domanda di rito: per te, Disney, cosa rappresenta? E quando è scoccata la scintilla tra voi?

Disney innanzitutto rappresenta per me le memorie di casa. Col senno di poi devo dire di essere stato fortunato, se si vuole considerare una fortuna quella di essere stato esposto al mondo Disney già da molto piccolo, poiché in casa mia aleggiava un livello culturale abbastanza elevato. Avevo dei nonni “alti” nel profilo professionale e sociale, quindi si andava ai concerti, la casa era piena di volumi d’arte di ogni sorta e Disney ovviamente in questo mondo calzava alla perfezione. Già all’epoca poteva offrire oggetti di livello, pensati per i bambini ma non solo, che diventavano i nostri passatempi: i libri, piuttosto che i giochi o i vinili… Sempre molto misurati, perché già allora il materiale Disney aveva un costo importante, come quel gioco in scatola de La bella addormentata nel bosco del 1959 che costava 3.000 Lire e che per quei tempi era veramente moltissimo! Anche se le cose dal punto di vista economico in casa venivano centellinate, il prodotto Disney è stato il mio compagno quotidiano di gioco e di crescita. Forse anche perché non esisteva tanto altro, sia in TV che nell’offerta extra-Disney. E poi c’era questa cosa molto intelligente: la Disney centellinava da sempre i propri prodotti in modo che non si potessero rivedere a piacimento; bisognava aspettare le riedizioni e quindi noi crescevamo di anno in anno con il mito di quella scena particolare che ci ricordavamo soltanto vagamente e che continuava ad essere argomento di discussione! Io e tutti quelli della mia generazione davamo il valore del “mito” ai prodotti Disney, perché non ne potevamo fruire direttamente ed eravamo piacevolmente costretti a fantasticarci sopra!

Non c’è stata quindi una scintilla, sono cresciuto con queste cose. Sono cresciuto imparando a memoria i dialoghi dai vinili che giravano a ciclo continuo nella mia cameretta. E quando sono diventato adolescente non ho rinunciato a questa cosa, anzi direi che ho scelto proprio il percorso contrario a tanti altri miei coetanei che se ne sono allontanati: mi sono lanciato ad approfondire quei prodotti, a volerli possedere!
Poi naturalmente gli impegni della vita periodicamente ci avvicinano a queste cose, ma ce ne allontanano anche: ci sono stati dei periodi in cui il mio interesse si è spostato su altro. Ma ogni volta che per caso inciampavo in Disney, in un negozio piuttosto che in casa, c’era sempre quel fascino del passato, della casa dei nonni e delle cose di cui avevo fruito in certe situazioni belle e festive: i ricordi dei programmi televisivi della Telemond di Rete 4 o quelli natalizi della Rai, le pubblicazioni Mondadori… Insomma, tutto questo mi continuava ad affascinare. La cosa più bella che poteva accadermi era uscire il sabato pomeriggio e incappare in quel vecchio negozio di dischi del centro città dove c’era un’anziana signora che sembrava una delle fatine de La Bella Addormentata e che ti accoglieva per mostrarti i suoi dischi! Non me li lasciava toccare e ci teneva a farmi vedere lei di persona quelle edizioni patinate con le colonne sonore dei film Disney…erano prodotti affascinanti, fatti bene. Gli acquisti della felicità!

Naturalmente in seguito quando si è concretizzata una certa indipendenza economica questa è convogliata nel collezionismo. Allora si viene a contatto con persone che hanno idee abbastanza precise di che cosa collezionare: le copi, le imiti e poco alla volta…ti ritrovi in un ambiente che non riconosci quasi più! Però ci stai bene, anche se quasi quasi non ti muovi più nella tua stessa casa. Eppure son sempre le vecchie care cose che ti guardano e ti dicono “questo è il tuo mondo, il tuo ambiente”. È un’atmosfera che dà tranquillità e nello stesso tempo ne diventi fiero, perché, almeno io, mi sono risparmiato tanti buchi neri nella vita grazie a questo. Nei tanti momenti in cui avrei potuto scivolare nel baratro ho trovato la mia nicchia in cui sopravvivere, che mi ha fatto da spalla e cuscinetto: questa è stata la mia esperienza personale.
E poi cominci ad informarti, a leggere, scopri l’origine di tutte queste cose e comprendi lo spessore della persona che c’è dietro e che le ha realizzate in primis. Leggi della vita di altre persone normali, semplici, che andavano al lavoro ogni giorno come tutti…e che sotto la sua guida hanno creato cose straordinarie che sopravvivono e sopravviveranno sempre, a prescindere da tutte le deviazioni, le contraffazioni, le cose malfatte che ogni tanto oggi ci vengono perpetrate per puro guadagno. Dentro di te c’è il famoso zoccolo duro col quale sei cresciuto e allora capisci di esserti fortificato grazie ai valori e ai sentimenti che il frutto del loro lavoro ti ha comunicato, valori e sentimenti che non tutti percepiscono e assimilano nello stesso modo, ma che per te sono diventati una specie di spina dorsale che ti sosterrà per tutta la vita. Per cui questo è un mondo e un modo. Un modo d’essere per difendersi, vivere, e porsi agli altri. Io ci ho trovato tanti valori positivi applicabilissimi alla realtà e sempre apprezzati dal prossimo, quindi trovo che sia la maniera corretta di porsi verso il mondo: riportare i valori trasmessi dalle esperienze artistiche e tecnologiche disneyane e divulgarli, spiegando perché certe realizzazioni resistono e continuano a funzionare con successo, mentre tante altre esperienze alternative muoiono o vengono dimenticate. Il vero “Disney” ha sempre la capacità di rinnovarsi e di riproporsi con successo in una maniera incredibile. Ed è bello e un onore sentirsi parte di questo mondo.

  •  Come sai anche noi, come te, siamo appassionati di Disney (quasi) a 360°, il nostro progetto però è dedicato all’home-video. Che ricordi hai di quel mondo delle videocassette dei primi anni ‘80?

È stata un’esperienza eccezionale! E sono fiero di dire che io c’ero quando le prime videocassette hanno iniziato a circolare negli anni ’80! Già i negozi di ottica e di dischi per me avevano un fascino eccezionale perché esponevano le pellicole Super8; quando proposero le videocassette fui felicissimo. Chiaramente l’istinto fu quello di avventarcisi e comperare qualsiasi cosa, ma non era possibile. Primo perché avevo una certa giovane età e non troppe disponibilità finanziarie personali, in secondo luogo erano titoli inizialmente destinati al solo noleggio e dunque non potevi farli tuoi! Ricordo che non c’erano ancora i Classici… Parlo di titoli come i documentari sulla natura, i cortometraggi d’epoca, piuttosto che i film Live Action che magari non avevo mai visto prima. Io già avevo questa mania del crearmi un ambiente circondato da oggetti che avessero un valore per me; le videocassette l’avevano, ma non erano mie perché le dovevo restituire! Mi rattristava questo fatto… Quindi quando ho scoperto che i proprietari di questi luoghi di noleggio spesso lavoravano con le parrocchie e gli ambienti ecclesiastici che disponevano di qualsiasi cosa (basti pensare che la Sampaolo Film stampava i 16mm per conto suo al fine poi di noleggiarli alle scuole!) ho iniziato a frequentarli davvero assiduamente, perché avevo finalmente accesso a quella parte…”illegale”! Ho affrontato situazioni imbarazzanti sulle quali ancora rido, ma era talmente forte il desiderio di possedere questo tipo di materiale che non guardavo in faccia nessuno e talvolta mettevo in imbarazzo con le mie richieste schiette chi me lo forniva, perché erano loro in primis a dover stare attenti a come si esponevano nel dare fuori il materiale!

Però sì, le videocassette originali erano belle e ben confezionate… Ricordo che un giorno, probabilmente reduce da un compleanno per cui avevo ricevuto una cospicua mancetta, spesi 95.000 Lire e andai a casa con la cassetta di Alice nel paese delle meraviglie che possiedo ancora! Negli anni ’80 quella somma era un patrimonio per un ragazzetto! La videocassetta non la feci vedere ai miei, naturalmente: la guardai di nascosto e quella fu la prima volta che vidi Alice. Quella videocassetta è stata l’apice dei miei acquisti di adolescente! Dopo naturalmente è arrivato anche tutto il resto, perché poco alla volta i prezzi scesero, le cassette divennero disponibili usate, i videonoleggi cominciarono a svendere i propri nastri e il mercato diventò sicuramente più accessibile anche per i titoli fino ad allora più rari.
Pensate che per le videocassette pirata dei Classici mi ero fatto io le fascette! Avevo preso fotogrammi originali da libri o cataloghi, ritagliandoli con le forbici e incollandoli per ricostruire le fascette con immagini e didascalie come se fossero state originali! Mi ricordo certe ricerche spasmodiche di titoli pirata rari in vhs … Red e Toby nemiciamici su tutti! Era l’ultimo film appena uscito al cinema, ma era rarissimo ed introvabile su cassetta!
Il collezionismo è una brutta malattia e quindi in seguito ho comperato anche io, come avete fatto voi, da adulto, tutta una serie di titoli che all’epoca non mi potei permettere: decine e decine di videocassette, da tutti i documentari sulla natura, a tutte le scatole bianche (Neon Mickey, ndr.) con i pezzi da 90 dell’epoca da Musica maestro a I racconti dello Zio Tom, da Pomi d’ottone e manici di scopa a I tre caballeros, tutti rigorosamente nella scatola originale bianca, che erano i titoli più cari del catalogo. Ho recuperato tutto in una sorta di rivalsa! Per altro dentro quelle cassette c’è l’archivio italiano storico dei master dei film, che è stato distrutto dalla stessa Disney già prima degli anni 2000 quando si è globalizzato il materiale. I cartelli in italiano e alcuni doppiaggi d’epoca sono andati perduti e noi ci siamo persi tutto un patrimonio di lavoro e di attenzione che si dava una volta a questo tipo di produzioni e che adesso non salta più in testa a nessuno di prendere in considerazione.

Aggiungo poi che quella dei collezionisti la considero una grande famiglia e quindi se mi viene in mente di guardare qualcosa che non ho nel mio armadietto, so benissimo di poterla andare a recuperare da qualcun altro come me che l’ha messa da parte: abbiamo creato una rete che varrebbe la pena di valorizzare creando un luogo fisico, prima o poi, dove archiviare tutto, perché non è assolutamente pensabile l’idea di affidare queste cose all’incuria del tempo. Se lo facessimo poi finirebbe male: arriverebbe tutto in fondo al vicolo e sarebbe sbattuto in una pattumiera. E non va bene, non può andare bene!
È chiaro che bisogna scegliere un luogo fisico e quindi per tante persone sarà una rinuncia. Io stesso se dovessi pensare ad una sorta di Museo Disney – per esempio, sparo – situato a Palermo, dovrei mobilitare, smuovere tutto e viaggiare lontano. Non è facile, anche pensarlo, ma chiaramente il punto di arrivo è là. Deve essere là! Perché queste cose sopravviveranno grazie a noi ed è giusto che non vadano buttate. Chiaramente sto parlando degli oggetti, ma soprattutto del loro contenuto e di ciò che esso rappresenta; non sono un mero accumulatore che non mostra e non desidera condividere e divulgare la propria collezione!

  • Oltre a videocassette, libri, CD e vinili, li vediamo qui ben tenuti e curati: sono i tuoi tantissimi manifesti, sull’ordine dei 200 come ci hai detto. Come nasce questa passione per il manifesto cinematografico?

Nasce naturalmente dalle esperienze fatte nelle sale cinematografiche da ragazzino. Mi ricordo del fumo, perché allora nelle sale si poteva fumare, mi ricordo le tende di velluto rosso e la gente seduta sui gradini perché sui sedili non c’era più posto! Si poteva entrare in un qualsiasi momento, perché non c’era orario e si accedeva a piacimento poiché la proiezione andava a ciclo continuo.
Quando entrai io, la prima volta che vidi Cenerentola al cinema nel 1975, fu Madame Tremaine a darmi il benvenuto, nella scena in cui le si oscura il volto guardando Cenerentola che si allontana nel corridoio verso la sua stanza. Folgorazione! Quella è stata la mia prima volta…è come parlare di sesso!

I manifesti sono diventati una sorte di ossessione perché per mezzo di essi si riesce a ricostruire una filmografia immensa, che non è nemmeno arrivata tutta al cinema in Italia. Il manifesto era il primo filtro di presentazione che suscitava tutte le aspettative del momento mentre facevi il biglietto della SIAE prima di attraversare le famose tende intrise di fumo e prendere posto per vedere qualcosa di straordinario.  Al cinema andavamo alla ricerca di quello e principalmente era Disney a donarcelo.
Ricordo La valle dei castori e tutti gli altri documentari che non mi annoiavano affatto perché erano Disney allo stato puro e io ne ero affascinato! Ancora tremo al pensiero di chi vide negli anni ’50 Alice piuttosto che Biancaneve nell’edizione del 1962, che avevano come incipit La terra questa sconosciuta, un documentario pieno di vermi e insetti piuttosto schifoso per la crudezza di certe immagini, con quei vermi che si divorano l’uno con l’altro, e mi chiedo come si poteva pensare di mostrare certe cose prima di Biancaneve! Però ci stava lo stesso, perché anche questo documentario aveva tutte le caratteristiche delle produzioni Disney DOC e se è vero che magari queste non ci risparmiavano nulla, dall’altra parte noi non provavamo fastidio e anzi ne volevamo sempre di più.

  • A quale dei tuoi tantissimi manifesti senti di esser maggiormente legato?

Ognuno ha la sua storia, il suo contorno di avventura e di esperienza, compresi quelli aggiudicati in asta sul web, che in ogni caso comportano spesso delle grandi emozioni quando vinci! Senz’altro, però, direi che quelli che mi hanno emozionato di più sono i manifesti legati alle produzioni sulla natura. Il manifesto di Perri per me ha un significato molto più ampio di quello che può rappresentare il film in sé. È quello che mi comunica più intensamente le sensazioni e il ricordo legato a queste mie incursioni cinematografiche. Poi quel tipo di grafica del dipinto a mano trasferito su carta io lo amo molto e il 2 fogli di Perri comunica la grandiosità di uno spettacolo che andavi a vedere al cinema, di un film pieno di colori, di musica, di sentimenti e sensazioni contrastanti che già trapelavano dal manifesto.
Per l’animazione, a esser sincero, sono paradossalmente i manifesti dei film “nuovi” anni ’70 che andavo a vedere al cinema per la prima volta a piacermi maggiormente. Parlo di titoli quali Robin Hood, Le avventure di Bianca e Bernie, Gli aristogatti….
Adesso mi è venuta la passione del manifesto Live Action, con i visi ritratti degli attori che mi piacciono molto, quasi sempre disegnati bene e ben realizzati, affascinanti da osservare. Ogni manifesto inoltre cela dietro e dentro di sé la biografia di un realizzatore. Penso a Bruno Napoli, uno di quei nomi che ho imparato grazie a Nunziante Valoroso e del quale io non ero informato, così come ancor oggi tantissime persone ignorano chi sia. Credo e spero che ci penserà Nunziante a portare avanti questo discorso e far conoscere il nome e l’arte di Napoli, che lo appassiona moltissimo, ed è giusto che questa categoria di personaggi venga ricordata per quello che è stato il loro bellissimo lavoro. Per l’evento Disney al Castello del prossimo anno, a maggio 2020, come vi ho anticipato a microfoni spenti, ho delle belle idee in questo senso.

  •  …In effetti un catalogo delle pubblicazioni cartacee manca. Manifesti, locandine, fotobuste….

Sì. Manca. Ma si tratta solo di vedere chi ci arriva prima! Io non avevo intenzione di far nessun tipo di gara quando ho realizzato il libro sui vinili italiani Disney, anzi non avevo nemmeno intenzione di pubblicarlo, come sapete! Lo volevo regalare in poche copie ai miei amici appassionati. Il fatto però che qualcuno più importante di me abbia creduto nel progetto e mi abbia automaticamente fatto diventare il primo e l’unico a realizzare una pubblicazione sul tema mi ha portato dei riconoscimenti inaspettati.
Se dovessero fare il libro sui manifesti, chiaramente, chi lo realizzerà avrà lo stesso tipo di fortuna. A me piacerebbe molto realizzarlo… Ne ho parlato con un anziano collezionista di Milano, una persona deliziosa che possiede dei manifesti al di là di ogni immaginazione (le introvabili prime edizioni degli anni ’50 di film molto vecchi, oggi assolutamente rari!). Sarebbe anche suo desiderio creare una pubblicazione di questo genere, ma non è facile. Entrano in gioco molte variabili perché i materiali sono imponenti, bisogna scansionarli ed oltre ad essere un’operazione delicata e lunghissima bisogna considerare che ha un costo, ricordando che complessivamente il materiale non è poco…anzi, fino alla metà degli anni ’70 c’erano perfino soggetti doppi sulle stampe…senza contare le quantità importanti di tutti i set pubblicitari più piccoli di fotobuste e locandine! Io per esempio non sono ancora in grado di dirvi con certezza assoluta quante fotobuste RKO siano state realizzate per Cenerentola nel 1950; io ho trovato le immagini di 15 di esse, di originali in collezione ne ho soltanto 5… Chissà se invece siano state 16 o 20? Ogni tanto salta fuori qualcosa di inaspettato e purtroppo mancano archivi o cataloghi ufficiali che abbiano tenuto traccia di tutto. Bisogna trovare quindi il giusto modo di valorizzare queste cose, è una cosa che se si vuole fare bisogna studiare attentamente e pianificare bene. Sarebbe bello, ma non è semplice. Chissà!

  • Mancando quindi, come ci dici, cataloghi ufficiali che raccolgano le pubblicazioni di ogni sorta (dei cartacei promozionali, ma anche dei vinili e di tutti gli altri materiali che abbiamo nelle collezioni) è ancora più importante l’idea del Museo o di una “Fondazione Disney Italiana” che possa raccogliere e rende accessibile questa mole di materiale. In privato ne abbiamo parlato spesso, qual è il tuo punto di vista?

Proprio per la mole di materiale e specialmente del valore che porta, io vorrei iniziare a convogliare le cose in un unico luogo: tutti abbiamo un po’ di tutto ma per ora si tratta, oggettivamente, di raccolte spesso disordinate anche se – ripeto – la rete di collezionisti mi piace pensarla come una grande famiglia.
Avere un posto a cui dare un significato. Mi piacerebbe fare come Diane Disney che nel Walt Disney Family Museum di San Francisco ha raccolto tutte le cose personali di Walt, facendo fare al visitatore un percorso storico-cronologico sull’attività di suo padre, che si ferma proprio nel 1966 quando suo padre Walt muore. Non c’è altro materiale esposto al museo dopo quella data, per esempio non ci sono disegni de Gli Aristogatti solo perché il film era in produzione quando Walt era vivo! Non c’è quasi nulla de Il libro della giungla, perché Walt non lo vide completato! Diane ha deciso di dedicare il museo alla vita di suo padre e dunque dopo il ’66 non c’è nulla; quindi se si vuole vedere altro si va a Burbank, sempre si abbia la fortuna di poterci entrare.
Mi piacerebbe creare un luogo così, di archiviazione, di presentazione e specialmente di visita, perché non voglio un “fortino” inaccessibile, per carità! Non avrebbe senso.

  • Ma vista la Disney di oggi sarebbe possibile? Non credi che ci sarebbe qualcuno che potrebbe mettere i bastoni tra le ruote?

Io credo di no. Non penso che la Disney, o chi per essa, possa mettere i bastoni tra le ruote di un’operazione del genere. Non lo farebbero, perché per loro si tratta pur sempre di pubblicità gratuita e tra l’altro il materiale è originale, non metteremmo in mostra niente di artefatto o falso! Credo che a livello nazionale la Disney non abbia nessunissimo interesse a bloccare una cosa del genere, perché dapprima non porterebbe alcuna quantità di danaro nelle tasche degli ideatori (anzi semmai si va in perdita, per realizzarla!) e in secondo luogo perché chi lavora in Disney oggi ignora la vastità e l’importanza di certo materiale.

  • Cosa ne pensi della deriva che ha preso la Disney di oggi, in tutte le salse? I sequel, i prequel, le serie, le acquisizioni di altre case, Disney+…..?

Sono operazioni commerciali per continuare a far cassa su di un nome e basta. E sono contento alle volte che quel nome sia diventato “DISNEY” e non più “WALT Disney”. Se avessero mantenuto il nome di Walt su talune recenti produzioni la cosa mi avrebbe stranito: cosa c’entra Walt con certe brutture?
Chissà…Walt Elias Disney era una persona talmente immensa e all’avanguardia nei suoi pensieri che io non escludo che anche certe cose recenti gli sarebbero piaciute! Dopotutto è sempre stato capace di capire l’andamento dei tempi e di adeguarsi, nonostante certe sue famose brontolate come in occasione della prima presentazione della Carica: chiaro che non gli piaceva la resa di quella Xerox che non è certo al pari degli sfondi di Eyvind Earle, ma poi ha fatto buon viso a cattivo gioco, digerendo il boccone amaro e rendendosi conto che era adeguato ai tempi! Io per esempio sono sicuro che nella computer grafica Disney ci si sarebbe infilato con entusiasmo. Quello che probabilmente avrebbe mantenuto è il senso di una sceneggiatura ben fatta, che oggi tante volte invece cade nella gag continua e nel film che non chiude, al fine di poter fare il sequel. Oggi tanti film nascono, fanno sghignazzare, ma poi non vanno da nessuna parte e muoiono. Io certe produzioni non le voglio nemmeno in casa, non perché le odio a prescindere, ma semplicemente perché non mi comunicano niente e le considero nate e subito morte! Non mi interessa trattenerle. Quello che cerco è profondità ed emozione, non risate a tutti i costi.

Parentesi: facendo dei CD per il figlio di una mia amica coetanea, che mi aveva chiesto di registrare alcuni degli LP della nostra infanzia, ho realizzato anche le copertine e dei libretti interni con un collage di fotogrammi originali dai relativi film. Erano centinaia di immagini che ho fatto stampare professionalmente e che mi hanno fatto accorgere di una cosa che non avevo mai notato. Tutti questi film hanno un’impronta cupa! Ci sono certo i meravigliosi colori accesi del Technicolor ma i fondali, accostati, sono tutti fondamentalmente neri! Guardando questo insieme di migliaia di fotogrammi si viaggia in un mondo di luci e ombre, di bagliori e cupezze, straordinario. Affascinante… Queste dimensioni misteriose, per esempio, ci sono in Frozen, che ha un’atmosfera particolarissima che non c’è in altri film di nuova generazione, più vicini ai toni di uno short di Gatto Silvestro in cui prevalentemente dominano i colori accesi, i gialli, il rosso, piuttosto che il verde pisello… Le produzioni Disney riuscite hanno un’impronta particolarissima di profondità che pochissime produzioni moderne hanno.

  • Ultima domanda. Ci parli un po’ del tuo libro, ora must tra gli appassionati e collezionisti Disney?

Il libro è nato per il desiderio di mettere un po’ d’ordine e perché, invecchiando, uno diventa un po’ bacchettone! Quando andavo sul web o sui mercatini e incontravo la superficialità di certe affermazioni che descrivevano gli oggetti quali non erano, mi venivano i nervi! A una certa mi son detto “basta!” e ho iniziato seriamente a lavorare al libro, perché non era giusto subire prezzi e descrizioni a caso. Ho deciso di mettere in fila tutto, anche tra le mie cose, andandomi a documentare per non essere banale e non fare errori. Sono andato a studiare la situazione, l’ambiente e la mentalità degli anni in cui questi oggetti sono stati pubblicati e l’ho descritta. Ho fatto un velocissimo riferimento alla nascita delle colonne sonore dei dischi americani legati al marchio Disney per poi passare subito a quelli italiani, che sono il vero argomento del libro, e riferire le poche informazioni interessanti che ci sono a riguardo.
Con le collane poi il discorso è diventato un po’ più “leggero” e cronologico e, se volete, banale, perché era una semplice catalogazione. Perciò ci ho ovviamente messo del mio, inserendo ricordi personali e aneddoti. Frammenti di memorie, di visi, di persone…mi ricordo perfino il viso della commessa del negozio Ricordi che mi mostra il mio primo disco di Cenerentola! Comunque in questo non sono sceso troppo nei dettagli, sono stato abbastanza generico sui miei ricordi personali.
Poi naturalmente mi sono appoggiato a chi poteva dirmi qualcosa di più, a chi poteva aiutarmi a trovare titoli che non avevo.  Considerate poi che i cataloghi ufficiali, come detto, erano comunque sempre parziali, perché io ho trovato e inserito materiale che in questi cataloghi non c’è! La ricerca quindi è stata abbastanza minuziosa ma anche lasciata alla speranza di potersi comunque completare, perché come ho scritto nei ringraziamenti finali, mi piace pensare al libro come a un primo approccio all’argomento, conscio della sue mancanze e lacune. Io stesso quando vado nei mercatini, adesso, tremo all’idea che venga fuori qualcosa di cui ignoro l’esistenza! Da un lato mi piacerebbe che succedesse, dall’altro mi fa paura perché sarebbe altro materiale da aggiungere al libro…oltretutto è un campo che poi si sfilaccia moltissimo, perché molte case minori ottenevano licenze per pubblicare titoli Disney, per motivi economici sicuramente, ma anche di prestigio, quindi è difficile essere esaurienti ed esaustivi. Spero di esserci riuscito il più possibile.
Sicuramente è un libro insolito che esamina del materiale che ha attraversato quattro generazioni di persone e col quale tutti, almeno una volta nella vita, sono entrati in contatto. Si trattava di una parte di vita legata all’intrattenimento che era assolutamente da rispolverare: a livello “soft” per chi ne ha goduto occasionalmente e a livello “professionale” per quelli che invece ci hanno passato delle intere ore della propria esistenza ridendoci, piangendoci, sospirandoci e sognandoci sopra. E mi fa piacere aver raccontato questo alle persone, dedicando la ricerca a tutti quelli che si sono affidati a questo tipo di oggetti per trascorrere dei momenti felici. E il libro è piaciuto!

…come è piaciuta a noi questa chiacchierata per la quale ringraziamo infinitamente Lino, permettendoci di lasciarvi alcuni estremi per l’acquisto del suo indispensabile libro, qualora vogliate approfondire la faccenda.
Fatelo entrare nella vostra collezione: cliccando QUI. Non ve ne pentirete!
Alla prossima intervista, amanti del nastrino!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

error: Content is protected !!