Prateria che scompare

Titolo italiano: Prateria che scompare
Titolo originale: The Vanishing Prairie

Codice: Cod. 4095
Durata: 71 minuti
Edizione: Novembre 1985
Distribuzione: Walt Disney Home Video
Tipologia: Noleggio
Box: Bianco grande in plastica morbida
Messaggio antipirateria: Macchina da scrivere – Noleggio
Intro: Spaceship
Promo iniziali: Assenti.
Promo finali: Le pietre preziose Mondadori; Periodici a fumetti Disney Mondadori.
Contenuto: La videocassetta contiene il film cinematografico del 1954 The Vanishing Prairie, uscito nelle sale italiane nel settembre dell’anno successivo con il titolo La grande prateria, in abbinamento al documentario Siam della serie Genti e paesi. Nel nastro è presente il doppiaggio italiano d’epoca, ma non i cartelli italiani.

Segni particolari: L’uscita su nastrino di Artico selvaggio nell’ottobre del 1985 dà il via ad una sorta di appuntamento mensile con una docu-fiction Disney: una nuova videocassetta a tema verrà infatti licenziata una volta al mese fino alla primavera dell’86, per lasciare poi spazio ad una vera e propria collana che tratterà argomenti similari, Il meraviglioso mondo degli animali. La seconda cassetta che giunge ai rivenditori è Prateria che scompare, un titolo che potrà risultare nuovo ma che “nasconde” il lungometraggio girato da James Algar che uscì nei cinema italiani nel 1955 come La grande prateria. Per la verità, il titolo Prateria che scompare era già stato utilizzato prima dell’uscita del nastro, ma di questo parleremo tra poche righe.

Siamo di fronte al secondo lungometraggio della serie True-Life Adventures, da noi La natura e le sue meraviglie, dopo l’esordio con Deserto che vive, che viene prodotto da Ben Sharpsteen dopo una serie di mediometraggi. In realtà anche La grande prateria nasce come un medio o addirittura un cortometraggio: la sua produzione inizia nel 1951 come un episodio della serie dedicato alla pecora delle montagne rocciose, con il titolo provvisorio Bighorn Sheep, ma ben presto vengono realizzati altri filmati documentaristici incentrati su animali della prateria e Walt, che crede molto in questo genere di prodotto, si convince ad unirli in un unico film di durata maggiore, intitolato provvisoriamente The Prairie Story e poi The Vanishing Prairie.

Il termine “Vanishing”, inizialmente non tradotto nel titolo cinematografico italiano e poi recuperato sulla carta stampata optando per un quasi letterale “che scompare”, è emblematico. Il tema del film è infatti molto serio: viene mostrata la vita della fauna della prateria nordamericana compresa tra Wyoming, il Dakota del Sud e il Nebraska, in perenne lotta contro l’estinzione causata dallo sfruttamento e dalla colonizzazione da parte dei pionieri americani di territori che in precedenza erano abitati solo alcune tribù di indiani d’america. Nonostante ciò la pellicola non risparmia momenti di ilarità, come le povere oche selvagge che, credendo di atterrare sull’acqua, si trovano a scivolare impietosamente su laghi ghiacciati. Rispetto ad Artico selvaggio, che si spingerà oltre con le crudeltà delle immagini (non serve ricordare la leggenda del suicidio di massa dei lemmings), qui le scene forse meno apprezzabili da un pubblico di giovane età si limitano alla caccia di un cerbiatto da parte di mamma puma e alla sequenza dell’acquazzone finale, con tanto di incendio causato da un fulmine e conseguente alluvione. Particolarmente d’impatto, a nostro avviso, la scena del nido trascinato via dalla corrente.

Come ben sapete se avete letto le precedenti schede, riteniamo più corretto utilizzare il termine docu-fiction rispetto ad un più generale documentario, proprio perché lo svolgimento del filmato è romanzato e accompagnato da una narrazione talvolta umoristica talvolta grave, ma mai asciutta. Nell’edizione italiana del grande Roberto De Leonardis la rassicurante voce di Emilio Cigoli aiuta molto in questo senso, ma non dimentichiamo la stupenda colonna sonora di Paul Smith, che riesce a trasformare in una sorta di danza anche i “combattimenti nuziali” – così apostrofati da Cigoli – dei mufloni, che si scornano per accaparrarsi una femmina. È doveroso rammentare che queste docu-fiction sono state criticate perché accusate di finzione scenica, ovvero di “manomettere” l’ambiente circostante in modo da far catturare alla macchina da presa determinate scene. Effettivamente anche in questa pellicola ci sono alcune sequenze la cui autenticità potrebbe essere facilmente messa in dubbio, a cominciare dal bufalo che si rotola su una porzione di terreno dove un cane della prateria ha costruito la sua tana, con l’effetto del roditore che sbuca e rientra dalla fessura che ci ha quasi ricordato i giochi dove l’obiettivo è quello di schiacciare la talpa con un martello di gomma…

La presenza del lungometraggio sulla piattaforma di streaming Disney+ – con il titolo cinematografico italiano – ci permette di confrontare i due master. Scopriamo così che quello impresso sul nastro è tagliato di ben dieci minuti: sul retro della fascetta è indicata la durata originale di 71 minuti, ma in realtà il programma si esaurisce dopo circa 63 giri di lancette (il taglio è presente anche nella videocassetta americana), compreso il materiale introduttivo. La sequenza mozzata per motivi a noi sconosciuti arriva poco dopo la metà del film ed è dedicata ai cani della prateria, alle prese con la difesa dei propri rifugi dall’invasione dei propri simili, delle civette delle tane, dai temibili serpenti a sonagli e da altri roditori. La scena riprende con l’arrivo del furetto dai piedi neri che si perde nei cunicoli sotterranei a caccia dei piccoli animaletti.

Come abbiamo anticipato, il titolo Prateria che scompare appare per la prima volta sulla carta stampata, nello specifico sul secondo volume della collana La natura e le sue meraviglie prodotta da Marc Barraud, diretta da Armand A. Bigle e edita dal Centro Internazionale del Libro di Firenze nel 1955, raccolta della quale abbiamo già parlato del primo volume Deserto che vive. Rispetto al primo numero, il testo – tradotto ancora da Vieri Nannetti – è del solo Louis Bromfield e ritroviamo la caratteristica delle meravigliose foto incollate direttamente sulla carta e non stampate su di essa, ma lo svolgimento cambia: se il testo prima ricalcava quasi in toto quanto pronunciato dal narratore nella pellicola, adesso varia. Anzi, il libro integra il film con alcune precisazioni di stampo scientifico e pure con un’ampia dissertazione filosofica, oltre ad aggiungere un breve incipit storico incentrato sull’acquisto della Louisiana – prima di proprietà francese – nel 1803 da parte di Thomas Jefferson.

Così come accaduto in occasione del primo volume, viene realizzato da Vallecchi Editore un minuscolo libretto a scopo promozionale e consegnato ai rivenditori per pubblicizzare l’uscita di Prateria che scompare (ai tempi la collana aveva ancora il titolo provvisorio Questa è la vita). Un nuovo cartonato con lo stesso titolo verrà realizzato nel 1975: ne parliamo nella scheda della riedizione della presente videocassetta.

Edizione italiana:

  • LA GRANDE PRATERIA (The Vanishing Prairie; 1954)
    Voce narrante: Emilio Cigoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

error: Content is protected !!