Il deserto che vive

Titolo italiano:  Il deserto che vive
Titolo originale:  The Living Desert

Codice: Cod. 4004
Durata: 65 minuti
Edizione: Settembre 1982
Distribuzione: Walt Disney Home Video
Tipologia: Noleggio
Box: Bianco grande in plastica morbida
Messaggio antipirateria: Creazioni
Intro: Neon Mickey
Promo iniziali: Assenti.
Promo finali: Assenti.
Contenuto: La videocassetta contiene il film cinematografico del 1953 The Living Desert, uscito nelle sale italiane l’anno successivo con il titolo Deserto che vive, in abbinamento al mediometraggio Il mio amico Beniamino. Il nastro presenta il film documentaristico, capostipite della serie La natura e le sue meraviglie, con i suoi titoli cinematografici e con il doppiaggio italiano d’epoca.

Segni particolari: Prima di addentrarci nel mondo della natura Disney, riteniamo doveroso fare un breve distinguo: i documentari, o forse sarebbe meglio dire docu-fiction disneyani, sono prodotti ambigui ed inusuali rispetto alla produzione animata o di Live Action che ha reso famoso in tutto il mondo lo studio di Walt Disney, e soprattutto lo sono rispetto ad un vero e proprio documentario naturalistico.
La natura e le sue meraviglie è il nome italiano dietro cui si celano le True-Life Adventures, serie di mediometraggi di stampo documentaristico per la regia di James Algar nati nel 1948 con L’isola delle foche e proseguiti negli anni ’50 con una sequela di altre produzioni naturalistiche, spesso abbinate al cinema (anche in Italia) a compilation di cartoon o a lungometraggi animati e non. Il Disney-fan occasionale li ricorderà appunto esclusivamente come noiosi antipasti cinematografici al film per il quale aveva pagato il biglietto molti anni fa. Ma voi lettori non lo siete, vero?

La RKO, ai tempi distributore ufficiale dei film di Walt Disney, non ne voleva sapere di dispensare ai cinema dei semplici documentari, ma il successo de L’isola delle foche, che porterà il mediometraggio a vincere addirittura l’Oscar nel ’48 per la categoria Best Two-Reel Short (miglior cortometraggio “a due rulli”), convinse la società ad investire su questa nuova serie, tanto che nel 1953 venne distribuito il primo lungometraggio in assoluto delle True-Life Adventures, The Living Desert. L’ennesima scommessa vinta da Walt, dato che anche questo film porterà nella bacheca degli studi un premio Oscar, stavolta come miglior documentario, più altre nomination e premi speciali.
La pellicola arriva in Italia nel 1954 con il titolo Deserto che vive, edulcorata dal cartoon Il mio amico Beniamino, mentre nello stesso anno ne viene prodotto anche un libro (ristampato svariate volte negli anni successivi), che farà poi parte della collana editoriale denominata anch’essa La natura e le sue meraviglie. Il film tornerà nei cinema italiani nel 1966 distribuito dalla Rank Film, in abbinamento al cartoon Winny-Puh l’orsetto goloso e a tre cortometraggi classici (I tre gattini orfanelli, Ferdinando il toro e Qua la zampa), anch’essi vincitori di un Oscar a testa tra gli anni ’30 e i ’40.

La prima edizione della videocassetta, che aggiunge l’articolo “il” davanti al titolo del film, fa parte della primissima wave di Neon Mickey, composta da ventuno nastri usciti nel settembre del 1982, pur essendo stata ristampata varie volte negli anni successivi. Già dalla fascetta capiamo immediatamente che “qualquadra non cosa”: la foto sul fronte ritrae…un giaguaro! L’immagine proviene da un altro docu-fiction, Il giaguaro della giungla, che uscirà nel 1960 e sarà anch’esso distribuito in videocassetta nell’86. Allo stesso modo, sul retro sono presenti altri due fotogrammi, uno di una lince in cima ad un cactus (immagine del film divenuta quasi iconica) e l’altro…di un orso polare?! Rimane ben difficile immaginarci la permanenza di un orso bianco in mezzo al deserto, infatti l’illustrazione proviene da un altro lungometraggio ancora, Artico selvaggio, della medesima serie di documentari.

Come potete vedere dalle immagini soprastanti, la pellicola è presentata con i suoi meravigliosi titoli cinematografici italiani, almeno per quanto riguarda i primi cartelli; dal quinto in poi il master varia in maniera repentina verso quelli originali americani. Il film si avvale di una breve introduzione animata, dove la voce di Emilio Cigoli (in lingua originale quella dello sceneggiatore e produttore Winston Hibler), che ci accompagnerà durante tutta la disamina, ci spiega l’importanza dei venti Alisei, collocandosi geograficamente verso la Sierra Nevada nordamericana, all’ombra del Monte Whitney. Qui, nel deserto di Sonora in Arizona, comincia l’esposizione del narratore. Quasi tutte le sequenze Live Action sono fotografate da Paul Kenworthy e Robert H. Crandall, ad eccezione di alcune opera di altri professionisti del settore.
Già dai primi minuti capiamo che la colonna musicale gioca un ruolo indispensabile nella narrazione, accompagnando i rumori del gorgoglìo dei geyser con un’apposita sinfonia che li tramuta quasi in strumenti musicali naturali. Dopo aver esaminato il “mistero” delle rocce semoventi e il fenomeno delle tempeste di sabbia, si passa ad osservare la fauna del luogo e il dramma della lotta per la sua sopravvivenza.

Perché abbiamo parlato di prodotti ambigui e di docu-fiction?
Si tratta prevalentemente di un’opinione personale, ma il filmato indugia spesso su aspetti puerili della vita degli animali mostrati, ad esempio battezzando lo scoiattolo più piccolo del gruppo “Mingherlini” (il quale diverrà poi titolare di un personale volume cartaceo) o inscenando un fantasioso dialogo tra un rospo e suo fratello più grosso, entrambi alle prese con uno scarafaggio (“Ehi Carnera, da’ una lezione a questo impertinente!”), senza dimenticare la celebre sequenza della danza degli scorpioni, dove gli stessi fotogrammi vengono velocizzati e ripetuti avanti e indietro, condendo il tutto con le incalzanti note di un brano country, come se gli insetti fossero impegnati in un’improbabile square-dance. La stessa scena – di per sé piuttosto tragica – della lince rossa, che pur di sfuggire alla morte certa di un attacco di un branco di pécari inferociti si lancia in cima ad un cactus ricolmo di spine, viene superata con una certa nonchalance (“Non è il posto più comodo del mondo, ma almeno è sicuro…”).
Non dimentichiamo che le True-Life Adventures sono prodotti destinati ad un pubblico di famiglie, e quindi da conformare anche agli occhi di un bambino, tuttavia nella sua seconda parte il film si concentra maggiormente su scene più “crude”, come la lotta letale tra la poiana dalla coda rossa e il serpente a sonagli (“E così, proprio mentre il serpente rincorre la sua preda, la morte incombe già su di lui.”) o il truce destino della vespa pepsis formosa, obbligata a scovare ed annientare una tarantola per potersi riprodurre.

 Dicevamo del volume cartaceo pubblicato in Italia lo stesso anno dell’uscita al cinema del film. Il libro, chiamato anch’esso Deserto che vive, presenta una bellissima copertina nera rigida con un imponente primo piano della lince rossa. Dopo una breve introduzione di Walt Disney, che spiega il perché di un volume che imprima su carta le fuggitive immagini mostrate su pellicola, il libro commenta l’andamento del film sequenza per sequenza, affidando ogni paragrafo ad uno scrittore differente. I nomi sono quelli dei francesi Marcel Aymé, Albert Camus, François Mauriac, André Maurois ed Henry de Montherlant, l’americano Louis Bromfield e il britannico Julian Huxley, abilmente tradotti da Vieri Nannetti. Nella nostra prima edizione, prodotta in Svizzera da Marc Barraud per il Centro Internazionale del Libro di Firenze, le immagini non sono stampate direttamente sulle pagine, ma sono incollate una per una solo dal lato superiore, lasciando al di sotto una nota esplicativa, in modo da poterla leggere alzando leggermente la foto con le dita.
Per pubblicizzare l’uscita del volume, ne venne realizzata anche una versione promozionale tascabile, di dimensioni davvero minuscole (circa 5 x 4 cm), che conteneva un’anticipazione del libro, con degli slogan pubblicitari seguiti da alcuni brevi stralci dei passi degli autori. Di seguito vediamo le due versioni a confronto.

Leggendone alcuni passi, è evidente come l’impronta del libro, che rassomiglia più ad un insieme di saggi, sia molto distante da quella innocente del lungometraggio. L’aspetto didattico è più marcato e si perde l’aspetto a tratti irridente del documentario: nel caso della danza degli scorpioni, di cui abbiamo già descritto la sequenza editata, nel libro si parla addirittura della presenza dell’insetto sulle vesti dei giudei nei quadri che rappresentano la crocifissione di Cristo, lasciando totalmente perdere l’artificiosa square-dance del film. Lo stesso Mariauc, che paragona il musetto del bassaride a quello della volpe di una Silly Symphony disneyana, si lascia andare ad un passaggio a nostro avviso interessantissimo, che da una parte comprende, ma dall’altra ammonisce la tendenza a modificare la realtà e a mostrarla a proprio piacimento in un prodotto documentaristico, seppur di Walt Disney. Concludiamo riportandone uno stralcio: “…la finzione, se può trionfare nel cinematografo narrativo, nei documentari cessa di avere il minimo diritto. Ciò non vuol dire che il genere di films al quale appartiene “Deserto che vive” deve contenersi nella registrazione bruta della realtà. Resta anche in questo del lavoro per il creatore. Gli chiediamo soltanto di non tradire la realtà col pretesto di abbellirla.”

Nel 1956 viene stampata un’ulteriore edizione del libro sempre ad opera di Marc Barraud, stavolta in formato “pocket”: sulla copertina c’è una foto diversa e una differente distribuzione delle foto all’interno delle pagine, ma nessuna modifica al testo. Ve la mostriamo nella foto sottostante. Nel 1975 invece, all’interno di una nuova collana Mondadori chiamata Disney Natura, viene stampato un altro cartonato con il titolo Il deserto che vive, ispirato sempre al lungometraggio realizzato vent’anni prima, ma con contenuto decisamente differente dall’edizione di Barraud. Avremo occasione di parlare anche di questo libro all’interno della scheda relativa alla riedizione anni ’80 della presente videocassetta.

Edizione italiana:

  • DESERTO CHE VIVE (The Living Desert; 1953)
    Voce narrante: Emilio Cigoli

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